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«Basta con la politica dentro la sanità, abbiamo bisogno di persone oneste e integerrime, il Nosocomio “Tiberio Evoli” è stato servito dalla politica solo per fini elettorali e nessuno ha seriamente investito nel diritto alla salute”.
Lo dichiarano le deputate M5s Dalila Nesci e Federica Dieni, che con un gruppo di attivisti del locale Meet Up hanno visitato nella mattinata di oggi 25 gennaio alle ore 11:00 il Presidio Sanitario melitese. Subito dopo si è tenuta una conferenza stampa, presso lo stesso Nosocomio, nei locali adiacenti al Pronto Soccorso.
«Noi abbiamo un’idea chiara di sanità, dunque il M5s sta realizzando una battaglia coerente non solo in Calabria ma anche a livello nazionale, perché dobbiamo far capire al cittadino il collegamento che esiste tra i tagli e il diritto alla salute sul territorio.
Nel nostro programma elettorale, vige un’idea chiara di sanità, quella vicina al cittadino. Il nostro compito è produrre degli atti parlamentari e questo è quello che abbiamo fatto da quando ci troviamo all’interno delle Istituzioni.
Nelle regioni del Sud perdura un continuo depredare delle risorse attraverso il bluff dei commissariamenti”.
E’ stata discussa la palese quiescenza del personale medico e paramedico dell’Ospedale melitese, molti dipendenti si apprestano a compiere il sessantesimo anno di età e non sono previsti nuovi ingressi e a questo riguardo Federica Dieni ha dichiarato: “Scarseggiano le risorse primarie, personale medico, OSS e infermieri, manca un defibrillatore, che nonostante le numerose richieste, che sono state avanzate, ancora il Nosocomio è sprovvisto.
Il costo dello strumento è irrisorio e la risposta che puntualmente arriva è sempre la solita: non ci sono risorse per acquistare tale strumentazione.
La sanità è un servizio essenziale, investire in salute è un diritto basilare costituzionalmente tutelato e noi ci batteremo per questo, le visite non si fermeranno”.
Tuttavia, nel corso della conferenza stampa si è trattata la questione dei tagli riscontrabili nella chiusura del Punto Nascita e la parlamentare Dalila Nesci ha rimarcato il fatto che l’Ospedale “Tiberio Evoli” è stato molto discusso dal mondo politico ma solo per fini elettorali o per qualche forza politica, senza mai investire nel diritto alla salute, “si continuano a fare decreti su modelli ospedalieri, che non sono aderenti alla realtà. Il problema sanità deve essere gestito in un quadro regionale e poi nazionale”.
<<C’è bisogno – proseguono le parlamentari 5 stelle – di una riqualificazione, a partire da un utilizzo ragionato degli spazi disponibili. Per quanto concerne i lavori di adeguamento, intanto del Pronto soccorso, interesseremo l’Asp di Reggio Calabria, la quale al momento ha un governo tutto prefettizio, che può accelerare i tempi d’intervento. Porremo anche il problema della manutenzione delle apparecchiature diagnostiche, spesso obsolete, iniziando dalla tac e dagli strumenti di radiografia».
«Più in generale – evidenziano le parlamentari – si tratta di dare una funzione e dotazione specifica al presidio di Melito Porto Salvo, per cui potrebbe essere utile un accorpamento all’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, anche con migliore distribuzione delle professionalità disponibili sul territorio. Altra questione preminente è il trasporto dei malati. Con l’avvio, nel 2010, del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, si disse che sarebbero state impiegate altre ambulanze, nuove e più moderne, il che rimase lettera morta. Alla direzione generale dell’Asp rappresenteremo pure questa necessità».
«Abbiamo intenzione di continuare i sopralluoghi ispettivi nei Presidi Ospedalieri, per capire a fondo lo stato della sanità calabrese e quello che abbiamo chiesto per tutti gli Ospedali è lo sblocco del turnover – concludono Nesci e Dieni- poiché senza questa apertura i sacrifici portati avanti dal personale medico non possono trasformarsi in validi servizi per i cittadini.
Soprattutto, anche per risolvere i problemi di carenza di personale, bisogna uscire dal commissariamento governativo e dallo stesso piano di rientro, fatto di tagli ai servizi e diritti dei calabresi, mentre il fondo sanitario delle regioni del Nord è decisamente maggiore, nonostante le minori uscite per la cura dei pazienti cronici».
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