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di Virginia Iacopino
ROVESCIARE SENZA IL CONSENSO DEI SUDDITI UNO DEI PIU’ ANTICHI TRONI D’EUROPA. SPOGLIARLO DI TUTTI I SUOI DIRITTI LEGISLATIVI E POLITICI. DISTRUGGERE LE ISTITUZIONI DI UNO STATO PER RIDURRE IL SUO REGNO ALLA LACRIMEVOLE CONDIZIONE DI PROVINCIA E’ IL NON PLUS ULTRA DELLA VIOLENZA E DELL’USURPAZIONE (amara riflessione di Nicolò Palmieri storico politico economista-dicembre 1816).
Chi costituiva il più antico regno d’Europa? La Sicilia ricca di leggende risalenti all’età del bronzo. Scavi archeologici hanno portato alla luce ciottoli scheggiati su una faccia a forma di luna, oggetti tra i prodotti più primitivi dell’industria umana dell’Africa del nord. La parte meridionale d’Italia conserva ancora il nome di Magna Grecia a causa delle numerose e potenti colonie greche che in essa fiorirono dall’ottavo al nono secolo A.C. Il diritto di proprietà spettava all’aristocrazia che teneva vivo il ricordo della casta sacerdotale di Olimpia dove si trovava il santuario di Zeus e di Delfo dove era il famoso tempio di Apollo. Quindi l’anello di congiunzione per amministrare i popoli fu quello che ancora è solido che congiunge il materialismo allo spiritualismo mitologico.
La Sicilia così come tutta la parte meridionale d’Italia non conobbe mai pace. Costituì sempre terra di conquista per i diversi motivi di geopolitica che tutti conosciamo. La Gran Bretagna tramava per distruggere la costituzione siciliana del 1812 che rispecchiava per i tempi il modello moderno esprimente un maturo equilibrio tra libertà e autorità. Era simile a quella inglese ciò perchè sia la Sicilia che la Gran Bretagna avevano una costituzione storica che si rifaceva alle comuni radici normanne. Ma ciò alla Gran Bretagna non bastava perchè essa mirava ad impedire la nascita di un movimento rivoluzionario così come era avvenuto in Francia le cui benevoli conseguenze furono lo spezzettamento del latifondo feudale aristocratico clericale e la distribuzione delle terre incolte ai contadini avviando così lo sviluppo della proprietà agricola. Se ciò si fosse verificato anche in Sicilia avrebbe mandato in rovina il progetto dell’Inghilterra che, di fatto, si prefiggeva di fare dell’isola un laboratorio costituzionale con il solo scopo di far fiorire una politica di stampo coloniale per imporre il suo sistema di tassazione e di sfruttamento. Lo scoppio della rivoluzione francese avvenne proprio perchè il ministro degli esteri Polignac aveva emanato decreti anti liberali.
Gli intellettuali siciliani conoscevano il costituzionalismo inglese anche attraverso gli scritti del francese Montesquie che si ispirava alla dottrina politico liberale che doveva riguardare la libertà dei parlamentari,dei senatori e dei magistrati nel loro reciproco equilibrio senza invasione distruttiva delle loro competenze.
Il concetto di liberismo successivamente fu applicato al commercio internazionale che storicamente è stato esteso anche alla libera circolazione delle persone appartenenti alle comunità europee. In Sicilia il vecchio sistema feudale reggeva e regge bene. Tre erano le caste chiamate bracci: quella ecclesiale, quello demaniale e quello militare che aveva il compito di mantenere l’ordine affinchè non ci fossero tumulti popolari. Il braccio demaniale si doveva uniformare a quello ecclesiale. La classe dirigente era l’aristocrazia successivamente spodestata dalla borghesia che si arricchiva ai danni degli aristocratici gestendo imprese commerciali la cui maggioranza era nelle mani inglesi che sfruttavano tutte le risorse dalle miniere di zolfo alla produzione del sale marino all’imbottigliamento di vini pregiati come il marsala e il vin greco di elevata gradazione alcolica carichi di profumi e di sapori caratteristici che esportavano nei loro mercati. I sentimenti anglofoni degli aristocratici siciliani erano determinati da motivi di personale convenienza sia per scongiurare gli effetti della rivoluzione francese che per introdurre nell’isola un sistema che sotto l’apparenza liberale di fatto avrebbe mantenuto e garantito la conservazione delle loro posizioni di predominio garantiti dagli ascari, così venivano chiamati quei deputati siciliani che appoggiavano la politica di Giolitti per avere in cambio protezione. Ascari si chiavano anche i soldati eritrei aggregati alle truppe coloniali italiane che invasero la Somalia e la Tripolitania.
Nel 1960 l’Italia divise il territorio somalo con la Gran Bretagna costituendo un unico stato indipendente. La Tripolitania, alla fine della guerra italo-tedesca passò all’Italia. Nella seconda guerra mondiale fu teatro di aspri combattimenti tra le truppe italo tedesche e quelle britanniche.
“Bel suol d’amore” è il primo verso della canzone-marcia scritta per la guerra libica. I fascisti ancora la cantano. Da ricordare Don Gambara, chiamato il pazzo intrigante che inviava continuamente lettere a lord William Bentnck ambasciatore inglese e ministro del governo siciliano allarmato perchè la costituzione siciliana era stata messa in crisi dal congresso di Vienna che dopo la caduta di Napoleone decise di applicare la costituzione dei paesi bassi e dalla confederazione germanica per cui il Regno delle Due Sicilie veniva svantaggiato e la sua costituzione poteva essere considerava solo memoria storica.
Lo sbarco dei mille fu una vera barbara invasione del Regno delle Due Sicilie progettato in gran segreto dalla Gran Bretagna per rovesciare secondo i piani di Cavour la monarchia borbonica guidata da un re giovane ed inesperto Francesco II. I contadini appoggiarono Garibaldi avendo visto in lui il loro liberatore, il loro salvatore. Lo accolsero con entusiasmo e vivace speranza nella lotta contro la tirannia borbonica. I massoni filo inglesi guidati dal console Riccards nativo messinese e di padre inglese fomentava l’insurrezione istigava il popolo a ruberie,assalti alle carceri per liberare i reclusi e costituire squadre di bande private (i picciotti) al servizio dei proprietari terrieri che si associarono ai garibaldini. Per rendersi conto di quanto è successo con lo sbarco dei mille invito alla lettura della “Novella libertà” di Giovanni Verga che si ispira ai fatti di Bronte, paesino ai piedi dell’Etna, dove nel 1860 scoppiò una rivolta contadina a causa della speranza, poi non concretizzata,che Garibaldi aveva suscitato riguardo alla divisione delle terre.
L’insurrezione fu repressa nel sangue da Nino Bixio e voluta dall’ordine di Peppe, giubba rossa pirata sanguinario fu questa la libertà e la giustizia applicata ai meridionali. I libri di storia dovrebbero essere rivisti. Un aiuto prezioso ce lo dà Pino Aprile autore del libro “I carnefici”, nel quale ha recuperato molti documenti storici.
Fu scardinato un popolo dalla sua storia, dalla sua terra. La dimensione del massacro del Regno delle Due Sicilie – nascosto sotto il mito del Risorgimento – sta venendo a galla nella sua reale verità. Molti sono i documenti storici recuperati e ancora da recuperare che dimostrano la ferocia del genocidio di migliaia di italiani del Sud. Come se non bastasse, anche i cadaveri venivano oltraggiati. Con pietre si schiacciavano le loro teste e con ferri si cavavano gli occhi e i denti. Con l’Unità d’Italia si è distrutta la monarchia borbonica per consegnarla a quella sabauda.
Non scrivo con l’intento di separatista tra Nord e Sud ma con l’augurio di fare veramente un’Italia unita inserita in una unita Europa di vero stampo di social comunismo ispirato al cristianesimo di Cristo.
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