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E’ stato accolto con grande partecipazione di pubblico l’incontro (moderato da Elisabetta Lombardo) che LazzaroLab ha organizzato con l’autrice Francesca Chirico di “Io parlo. Donne ribelli in terra di ‘ndrangheta” domenica 16 marzo presso il centro sociale P. Capua a Lazzaro.
LazzaroLab, realtà ormai consolidata nell’ambito associativo mottese, ha fortemente voluto questa serata alla vigilia di quella che è ormai una data simbolo (grazie a Libera) per la memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie: il 21 marzo. Estrapolando alcuni brani dell’ultimo lavoro editoriale della giornalista, abilmente interpretati dalla lettrice Stefania Ziglio, si è percorsa la vita di donne che hanno osato sfidare con la loro voce un mondo silente e declinato al maschile: quello ‘ndranghetistico.
Storie diverse, profili variabili, con un unico comune denominatore: profondo dolore per ferite di colpi mafiosi. E quindi si è ricordata Rossella Casini, la “forestiera”, giovane studentessa fiorentina morta ammazzata di ‘ndrangheta in Calabria; Deborah Cartisano, figlia di una vittima ormai un simbolo di testimonianza e impegno in Libera; Anna Maria Scarfò giovane donna oggi costretta ad un programma di protezione che la tiene lontana dalla sua famiglia per aver denunciato i suoi stupratori in una paese come San Martino di Taurianova; Giuseppina Pesce che, dopo aver “respirato” – come lei stessa afferma al suo magistrato inquirente – ‘ndrangheta per tutta una vita, trova la forza per ribellarsi ai rigidi codici della “famiglia” e collabora con la giustizia.
A portare la sua testimonianza diretta come familiare di vittima, Rosa Quattrone (referente provinciale Libera Memoria) è intervenuta ricordando la biforcazione che subisce la vita di coloro a cui è stato ammazzato un parente: il prima l’uccisione e il dopo. L’interruzione di una vita (di un padre, di un figlio, ecc.) con modalità estreme e motivi irrazionali lascia un vuoto nel bagaglio emotivo ai familiari che difficilmente potrà essere colmato, tenuto conto che almeno il 70% dei morti di mafia ancora oggi non hanno avuto giustizia nelle aule dei tribunali. Vittime innocenti destinate a morire più volte e famiglie spezzate che subiscono duri contraccolpi oltre la perdita: la mancanza di giustizia e l’isolamento dalla gente.
Nonostante il racconto di storie strazianti, si è posta l’attenzione anche al nuovo volto che la Calabria prova ad assumere: Francesca Chirico, il cui talento narrativo ha incantato l’aula gremita, ha parlato di “banalità del bene”, ricordando le storie dei giovani imprenditori e commercianti reggini che si sono opposti con fermezza alle richieste di pizzo, come Tiberio Bentivoglio e Filippo Cogliandro, presenti in sala.
Dopo aver ascoltato i contributi programmati in religioso silenzio, numerosi sono stati gli interventi dei partecipanti a fine serata, a testimoniare che il lavoro di sensibilizzazione verso determinate tematiche che LazzaroLab vuol portare avanti ha il riscontro di un pubblico maturo critico e reattivo verso le brutture che mortificano una terra ormai stanca, la Calabria.
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