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Riceviamo e pubblichiamo: Nel territorio di Lazzaro, sempre più abbandonato dalle istituzioni, la radicata e diffusa attività abusiva di smaltimento dei rifiuti attraverso bruciatura oramai si è consolidata. Lo scorso 2 aprile la contrada Lavandara per l’intera giornata è stata avvolta da una nuvola densa nera originata da un rogo tossico. Dei criminali hanno smaltito attraverso il fuoco la notevole quantità di rifiuti di diversa tipologia abusivamente depositati ai margini del torrente Ferrara,di fatto trasformato in strada sterrata denominata via Antonio de Curtis, lungo la quale insistono insediamenti abitativi.
Dai residui dell’incendio è stato possibile notare numerosi tronchi e rami di palma, materiale plastico di diversa natura, resti di pneumatici. Un danno grave e irreparabile all’ambiente e un serio pericolo per la salute pubblica determinato anche dallo smaltimento attraverso il fuoco di lamiere coibentate di poliuretano, che sicuramente hanno prodotto un forte inquinamento ambientale. Non vi è dubbio che dal fatto è derivato un pericolo per l’incolumità pubblica e che la prorompente diffusione abbia esposto a pericolo collettivamente un numero indeterminato di persone. Il vento ha aiutato a propagare e riversare sui terreni tutta la diossina sprigionata dalla combustione. L’aria circostante era satura dell’insopportabile e pungente odore di diossina e nei dintorni si percepiva un senso di soffocamento. Sebbene la nuvola nera di fumo fosse visibile da diversi punti del paese non ha richiamato l’attenzione degli organi deputati al controllo del territorio. Ma vi è di più nel tardo pomeriggio del giorno successivo, 3 aprile, si sono registrati ulteriori scarichi di rifiuti che ancora una volta sono stati smaltiti attraverso il fuoco. Come ho avuto modo di segnalare non è la prima volta che si smaltiscono i rifiuti attraverso il fuoco, e non si comprende come sia possibile che gli stessioriginati dall’attività produttiva del taglio delle palme e della stramatura di altri alberi effettuata da parte di privati o per conto di Enti pubblici possano passare inosservati agli Organi di controllo o all’Ente stesso che ne ha disposto l’intervento. Gli strumenti di legge ci sono ma non vengono applicati e l’illegalità si diffonde.
I conti non tornano e ci si domanda chi e che cosa impedisce a chi ci amministra di adempiere al proprio dovere. A tal riguardo fa riflettere e pone seri interrogativi l’ordinanza del Sindaco del Comune di Motta San Giovanni emessa lo scorso 20 marzo riguardante lo smaltimento dei rifiuti depositati nel torrente Valanidi le cui competenze sul demanio fluviale sono della Provincia di Reggio Calabria (un tratto del torrente Valanidi ricade nel territorio di Motta SG), mentre per le discariche realizzate nel territorio di Lazzaro e Motta, per quanto è dato sapere, nulla si dice e niente si fa, sebbene lo scrivente abbia fornito un dettagliato elenco indicante la localizzazione delle stesse.
Perché questo disinteresse? Chi ci assicura che questo ennesimo rogo non avrà conseguenze letali sulla nostra salute e sulla nostra terra già seviziata in tanti modi e già in allarme per la spaventosa incidenza tumorale. Visto la ingiustificata immobilità delle istituzioni competenti di fronte alle varie criticità ambientali da me ripetutamente segnalate e documentate nel corso degli anni sarebbe necessario che il Ministero dell’Ambiente valutasse l’ipotesi di un commissariamento dell’Ente o Enti inadempienti per evitare il perpetuarsi di azioni delittuose che da decenni continuano a violentare l’ambiente ed esporre ad alto rischio la salute pubblica. Questo ennesimo rogo non deve lasciarci immobili, c’è di mezzo la nostra salute, principalmente quella dei nostri figli e di chi viene dopo.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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