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Riceviamo e pubblichiamo dalla poetessa e scrittrice Virginia Iacopino:
Il fantasioso treno, mostro sbuffante, che correva lungo i binari, a tratti sostituito da parigli di cavalli, faceva molta paura; ma il popolo pian piano si tranquillizzò. Le partenze e le fermate venivano annunciate rigorosamente con un cerimoniale. I ferrovieri-capi stazione, impennacchiati e gallonati come generali, facevano sparare colpi di cannone.
Papa Gregorio VII considerò la vaporiera un’invenzione diabolica; per non peccare, non bisognava avvicinarsi ad essa; e fu “scomunicata”; ma proclamata la repubblica romana, Pio IX fu esiliato, partì col treno; incantato da questa “stregoneria”, tolse la “scomunica”. Papa Mastai Ferretti fece costruire il tronco ferroviario Porta Maggiore – Frascati. Vestita a festa, la popolazione andava alla stazione per ammirare il “moderno spettacolo”. La vaporiera ansimava, sbuffava, gettava fumo nero, escandescenza intorno a sè.
Carducci da essa fu ispiarato per la sua vena eroica e così cantò:“Van lungo il nero convoglio e vengono incappucciati di nero i vigili com’ombre; una fioca lanterna hanno, e mazze di ferro”.
Marradi imprecava: “Dilaniar con le mie mani il seno dell’anelante vaporiera, o fischio soffocar su labbra stridenti, come saprei su labbra umane quel fischio soffocar”.
Carducci ancora accennava alla vaporiera, che andava all’unisono con i sentimenti dell’animo del poeta: “Ansimando fuggiva la vaporiera, mentr’io così piangea entro il mio core..”
Oggi le macchine non sbuffano, non ansimano; l’alta, perfetta tecnologia, ha sostituito la vecchia vaporiera che rimane sempre nei ricordi di un passato da non dimenticare.
Virginia Iacopino
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1 thought on “La vaporieria”