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Ecco la lettera di Virginia Iacopino in ricordo di Genny, morta tristemente alcuni giorni fa a Melito Porto Salvo
“Freud attraverso profondissimi studi arrivò alla conclusione che ogni persona è bisessuale, caratteristica che si riscontra nel regno animale e vegetale.
Genny con la sua intelligenza aveva superato il “dramma psicologico” della deformata ipocrisia borghese; coraggiosamente era uscita allo scoperto dimostrando che la morale sessuale non è una vuota bigotta finzione.
Non era infelice, sono gli altri che devono considerarsi infelici per i propri pregiudizi sessuali e coloro che si permettevano di fargli pesare ciò che dovrebbero cristianamente ravvedersi, magari portando un fiore sulla sua tomba: potrebbe essere un atto per chiedere scusa.
Genny aveva fatto cadere la maschera dell’ipocrisia e, apertamente, aveva evidenziato la sua principale natura di donna; aveva affermato il proprio io umano e femminile. Il desiderio ed il diritto di essere donna non l’ha represso, non l’ha incatenato in un corpo maschile perché Genny con la sua dolcezza di donna aveva saputo conquistare la sua indipendenza.
Quasi ogni giorno la incontravo sul lungomare, mi fermavo e con lei dividevo l’amore per la bellezza della natura, riflessi di luce sull’acqua, come i meravigliosi fantasmi dell’immaginazione delle passeggere nuvole.
Mi chiamava signora Ginetta e ci scambiavamo sonore risate scaturite dal profondo dell’anima. Gli avevamo regalato un cane che accudiva con amore e sentimento e, quando siamo andati a portarglielo, ci ha invitato a visitare la casa dove abitava. Regnava l’ordine, la pulizia e si assorbivano le vibrazioni positive di quel luogo. All’entrata c’era un altare completo di crocifisso, corone, immagini sacre.
Quanta armonia si avvertiva in quell’immensa casa…”
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