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Per il secondo anno consecutivo il Coordinamento Associazioni Area Grecanica No al Carbone, rappresentato da Paolo Catanoso, ha partecipato all’assemblea annuale dei soci azionisti della Repower che si è svolta il 15 maggio a Poschiavo (Svizzera).
Il 9 Maggio dello scorso anno, infatti, lo stesso Paolo Catanoso si era recato in terra elvetica, in qualità di azionista, per testimoniare la contrarietà del popolo calabrese rispetto al progetto di costruire una centrale a carbone a Saline Joniche.
Di certo le notizie apprese dalla stampa negli ultimi mesi meritavano di essere riportate nella sede opportuna per informare tutti gli azionisti sugli ultimi sviluppi riguardo l’investimento della società svizzera nel basso jonio reggino.
Paolo Catanoso, nel suo intervento, ha portato infatti a conoscenza dell’assemblea e del consiglio d’amministrazione ciò che accade in Calabria; in particolar modo ha riportato le dichiarazioni del Dott. Nicola Gratteri, procuratore antimafia di Reggio Calabria, “Per quello che è emerso dalle intercettazioni la ‘ndrangheta […] è d’accordo con la costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche”, e gli stralci del documento a firma dell’ex ministro dell’interno Dott.sa Anna Maria Cancellieri riguardanti lo scioglimento del Comune di Melito Porto Salvo, nel quale viene scritto che “la [SEI-Repower] ha incaricato D’Aquaro Franco, nominato suo consulente, di allacciare quei rapporti funzionali al raggiungimento dello scopo prefissato: l’attività di intercettazione svolta nell’ambito del presente procedimento penale ha confermato come già alcuni anni prima il D’Aquaro avesse già preso contatti con la criminalità organizzata locale”.
Pesanti e autorevoli parole che legano di fatto il nome della SEI-Repower, e della sua centrale a carbone, a quello della ‘ndrangheta.
L’intervento, tradotto in tedesco e distribuito ai presenti, è stato molto apprezzato dai soci Repower che si sono complimentati con il giovane rappresentante del Coordinamento NO CARBONE. Molte sono state le critiche al progetto e alle scelte strategiche della società elvetica. Quello di Catanoso, infatti, non è stato l’unico contributo fortemente critico all’investimento.
Come era prevedibile la Repower ha negato ogni responsabilità e coinvolgimento, saranno le inchieste e i processi a stabilire le verità giudiziarie.
Eduard Rikli, amministratore delegato della Repower, ha preferito rispondere in tedesco negando sostanzialmente il loro coinvolgimento con la criminalità organizzata.
Le rassicurazioni di Repower, peraltro scontate, assumono in questa cornice la valenza di risposte di rito.
Il Coordinamento non si fermerà e continuerà a sfidare la potente lobbie dell’energia, osteggiando questo scellerato progetto con i tutti mezzi e agendo sempre nell’alveo della legalità e della trasparenza come fino ad ora è stato sempre fatto.
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