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Il “Coordinamento Associazioni Area Grecanica – NO carbone” ha presentato alla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria le osservazioni contro la richiesta di concessione di una zona di demanio marittimo, in località porto di Saline Joniche, avanzata dalla SEI-Repower.
La Società italo-elvetica ha infatti chiesto la concessione di aree e pertinenze demaniali, infrastrutture esistenti e specchi acquei della zona portuale, per la realizzazione di una serie di opere a servizio del progetto della sua centrale a carbone, per una durata di ben cinquanta anni.
Il Coordinamento si è prontamente attivato presentando proprie osservazioni avverso questa assurda richiesta. Nello specifico, si chiede che l’ente decidente, nell’esaminare la domanda di concessione proposta da SEI S.p.A., valuti favorevolmente le osservazioni esposte dal Coordinamento e dinieghi il rilascio della concessione. L’eventuale rilascio della concessione d’uso per le aree demaniali a un soggetto privato (che attualmente risulta essere non più economicamente affidabile, dal momento che alla Società – in virtù dei risultati del referendum svizzero del 22 settembre scorso – dovrebbe presto venir meno il socio di maggioranza) comporterebbe un grave danno agli interessi economici pubblici e collettivi del territorio e, di fatto, lederebbe l’orientamento di tutti gli attori locali (Regione, Provincia, Enti locali, Associazioni, ecc) che vedono la struttura portuale quale volano per lo sviluppo turistico ed economico dell’area.
Inoltre si ritiene che le valutazioni per l’eventuale rilascio della concessione siano strettamente correlate alla reale fattibilità dell’opera e quindi anche conseguenti al pronunciamento del TAR del Lazio sui numerosi ricorsi presentati.
Imbarazzante e fuorviante è il contenuto dell’ultimo comunicato emanato in merito dalla SEI nel tentativo di placare polemiche e proteste sollevate a seguito della diffusione della notizia di richiesta di concessione dell’area. La società infatti ha cercato malamente di nascondere le reali intenzioni di utilizzo del porto attraverso l’ennesima prova di lancio di fumo negli occhi, mirata a mescolare le carte facendo, come sempre, leva sui bisogni della gente, di un intero territorio e in primis su quelli di pescatori e diportisti della zona.
Nella nota “chiarificatrice” la SEI lascia intendere che la ristrutturazione del porto sarà a totale beneficio della comunità e che “la Centrale SEI utilizzerà per la propria attività un molo esterno al porto ed una piccola porzione dello specchio d’acqua pari circa al 25% della sua superficie per un 25% del tempo.”
Niente di più ingannevole.
La vera finalità della richiesta di concessione non è quella di restituire alla collettività un porto funzionante, ma quella di ripristinare le infrastrutture esistenti per adeguarle ai fabbisogni della centrale a carbone, fin dalla sua costruzione, come si può peraltro leggere all’interno della documentazione depositata dalla stessa società presso la Capitaneria di Porto.
SEI nel comunicato fa capire che la centrale utilizzerà, per le proprie attività, esclusivamente la banchina esterna alla struttura portuale costruita per l’attracco delle navi carboniere, omettendo di dire che nelle aree oggetto di concessione definitiva è prevista invece anche la costruzione di nuovi impianti tra cui un nastro trasportatore per trasferire il carbone alla centrale, un edificio ed altre opere destinate allo scarico e carico di gesso e ceneri servito da altri due nastri trasportatori, un nuovo attracco per lo scarico di calcare e biomassa e per il carico di gesso e ceneri. Inoltre, un’ampia zona (corrispondente all’attuale area di ingresso al porto) sarà totalmente occupata e destinata a contenere: un edificio con pompe e vasche per la presa dell’acqua di mare, un edificio con impianto di clorinazione dell’acqua di mare, un edificio con impianto per la produzione di acqua industriale e demineralizzata, e altri tre edifici costruiti per accogliere rispettivamente una turbina idroelettrica, un serbatoio per l’acqua grezza e demineralizzata e un serbatoio per il gasolio.
Nessun cenno infine, nella nota, al trasporto degli scarti che avverrà, stando sempre a quanto riportato nella documentazione SEI, su vagoni ferroviari che si sposteranno sui binari esistenti, riadattati e rimessi a servizio della centrale, il cui trasporto sarà effettuato prevalentemente, come si evince ancora dalle relazioni tecniche, via mare. Nessun cenno al sistema di presa e restituzione di acqua di mare che garantirà all’impianto una portata di 210.000 mc/h.
In definitiva, dei 320.000 mq di superficie prevista per l’intera costruzione della centrale a carbone, ben 130.930 mq, compresi gli specchi acquei, ricadono all’interno dell’area demaniale della zona portuale oggetto di richiesta di concessione definitiva (cinquanta anni) e saranno di uso esclusivo della centrale a carbone. SEI inoltre chiede in concessione temporanea (cinque anni) 117.095 mq di superficie al fine di compiere tutte quelle opere di ripristino e adeguamento necessarie alla costruzione di tali infrastrutture.
Per quanto riguarda la destinazione “turistica”, diportistica e per attività di pesca, tanto sbandierata dalla SEI per accaparrare consensi, nella relazione tecnica a tal proposito si fa qualche cenno ad improbabili aree per “lo sviluppo del porto turistico”, per l”ormeggio dei pescherecci”, per “i servizi portuali” senza mai descrivere nessun intervento specifico, come invece succede per i lavori previsti e funzionali alle opere che serviranno alla centrale.
Coordinamento Associazioni Area Grecanica
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