Gunther Grass e la caduta del muro di Berlino di Virginia Iacopino

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La folla a colpi di piccone, ma anche con la sola forza delle mani, nel 1988, abbatté il muro di Berlino e sul muro rimasto scrisse: “niente più guerre! niente più muri! un mondo unito! Cadeva il simbolo della cortina di ferro tra Berlino Est e Berlino Ovest due città capitali che avevano sperimentato lo smembramento urbano, due città devastate dalla guerra che lasciava macerie, reciproco odio, reciproche vendette. Minareti contro monumentali croci cristiane. Minacce urlate miste a preghiere cristiane e musulmane. Al coro gli ebrei non si univano, rimenevano nel silenzio consapevoli delle sofferenze patite dalla malvagità dell’antico antisemitismo. Le atrocità dei crociati lasciarono una impronta indelebile nella storia ebraica. I crociati non conobbero neppure un giorno di vera pace lo stesso avvenne al di qua e al di là del muro di Berlino. Dietro il filo spinato un cartello avvertiva:attenzione! non tentate la fuga! Questo avvertimento riguardava sia Berlino Est che Berlino Ovest.

Col tempo il filo spinato fu insufficiente per cui a più riprese si costruì il gigantesco muro lungo 105 chilometri munito di tre torri di guardia illuminate giorno e notte e presidiate da cecchini armati. Si voleva evitare la reciproca invasione dall’Est all’Ovest e viceversa dei contestatori. I tedeschi dell’Ovest propagandavano che il muro era il simbolo della tirannia comunista. Ciò non corrispondeva esattamente a questa assoluta verità. Le frontiere tra le due Berlino erano posti di blocco. Berlino Ovest ne possedeva più di Berlino Est. Soprattutto i giovani berlinesi dell’Ovest, provocatoriamente, passavano e ripassavano con macchine sportive ostentando il loro benessere economico e la loro libertà di scorrazzare di qua e di là. Per attirare l’attenzione alcuni di loro scivolavano lungo i cavi elettrici tra un pilone e l’altro. In queste azzardate imprese ci furono anche morti. I berlinesi dell’Est abituati ad essere disciplinati erano curiosi, desiderosi di accertarsi personalmente del benessere dei confinanti scavalcando il confine ma, ripresi, venivano respinti. Un giovane sfrontato della Germania dell’Ovest scavalcò il muro con una scala, né i cecchini dell’Est né quelli dell’Ovest riuscivano a convincerlo a non tentare più questa spavalda impresa, ma lui non si lasciava intimorire,passeggiava sul muro prendendolo a martellate. La sua ultima passeggiata gli costò una multa salata e 53 ore di prigione.

Gunther Grass figlio di padre tedesco protestante e di madre tedesca cattolica, premio Nobel per la letteratura 1999, in occasione della caduta del muro di Berlino dichiarò la sua contrarietà contro l’unificazione perché affermava che presto si volevano dimenticare gli orrori della Germania nazista. Al suo posto proponeva una confederazione di stati in cui ciascuno mantenendo la propria autonomia si impegnava a raggiungere scopi comuni attraverso organi unitari. Si ispirava al modello dello stato federale della Paulskirche (in italiano chiesa di San Paolo) in cui nel 1848 si riunì la borghesia capitalista tedesca di Francoforte per formare un’assemblea costituente capace di approdare ad una costituzione che difendeva i propri interessi a danno della massa lavoratrice. L’idea di Gunher scatenò aggressioni di guerra civile. Un giovanotto, alla stazione di Amburgo, lo fermò e lo chiamò traditore della patria senza patria espressione, in Germania, dispregiativa al massimo, invitandolo a suicidarsi prima che lo facesse un nazionalista. Ma perché tanta aggressione? E sì Gunther doveva con coerenza rimanere nazionalista, aveva partecipato, come volontario, alle SS per diventare sommergibilista. E poi non bisogna sottovalutare le rispettive religioni dei suoi genitori perché le due religioni cercavano di costituire la chiesa del Reich hitleriano subordinata allo Stato. I religiosi cattolici e protestanti che si opposero a tale progetto vennero accusati di abuso dal pulpito di diffamare lo stato germanico con le loro prediche. Morirono in maggioranza nei campi di sterminio. Da che parte stava Gunther? Prese posizione contro Israele nella guerra dell’Iran per cui gli fu negato l’ingresso nello Stato ebraico come persona non gradita. Gunther aveva cancellato dalla sua memoria i ghetti da cui gli ebrei non potevano uscire liberamente, realtà durata tre secoli, aveva dimenticato lo sterminio degli ebrei ecc.

Ci si chiese se Gunther sia stato un razzista vestito da pacifista: resta un mistero ma da più parti si pretendeva la restituzione del premio Nobel. Vi furono sostenitori che lo difesero affermavano che il suo passato non poteva compromettere il giudizio sulle sue opere. Gunther ammise pubblicamente di aver commesso tanti errori perché voleva girare l’angolo per voltare le spalle ai suoi genitori. In realtà la caduta del muro di Berlino la vollero sia gli Stati Uniti che l’URSS divenuti giganti ammalati sfibrati dalle reciproche sfide con la corsa agli armamenti e l’arroganza del loro potere assoluto.

I presidenti Regan e Gorbaciov nel 1988 decisero di incontrarsi per discutere degli arsenali bellici installati in tutta Europa. Si ventilava un conflitto nucleare. Il primo passo lo fece Regan che aveva sempre considerato l’URSS l’impero del male .Il Cow Boy americano era giunto al termine del suo mandato e desiderava lasciare ai posteri un segno concreto della potente sua opera. Pensò la riconciliazione, offrì per primo il dono del ramoscello d’ulivo.Era necessaria una storica svolta per salvare le rispettive economie fortemente in crisi. Era necessario far cadere questa gigantesca opera del muro di Berlino, gli accordi furono questi: l’URSS si sarebbe ritirata dalla guerra in Afganistan; gli USA si preparavano a rompere l’isolamento di Cuba sfruttando le favorevoli reazioni sul piano internazionale. I Quaccheri puritani protestarono contro il Caw Boy.Da parte sua Gorbaciov con la sua Perestroika  mirava ad affossare la politica marxista leninista attaccando Stalin per i suoi misfatti. Si sarebbe guadagnato meriti internazionali e simpatie di intellettuali menscevichi e di tutti i pseudo intellettuali che gravitavano intorno a lui in cerca di gloria.

La perestroika voleva spezzare la lotta tra il vecchio e il nuovo ma. a parte i primi risultati positivi, non ha inciso in profondità per una pace duratura. La polveriera tra contrasti e rivendicazioni è una mina vagante che, dalla guerra del Golfo, viaggia incessantemente per tutto il globo.
Cornacchie e colombe sulla parte del muro rimasto come cimelio si godono il panorama schiamazzando senza alcun risentimento storico. Ammirano i capitelli corinzi e le foglie d’acanto esposti ai quattro venti lasciando agli umani le guerre insensate.

Massimo Zanoni ,in una sua poesia, recita: “I nostri vestiti sono così neri. I nostri stivali sono così lucidi, le nostre urla sono così forti. Tutti contro tutti”. I giganti ammalati si sono risvegliati, hanno preso vigore e non si intravvede ancora l’aurora della pace tra gli ulivi. La guerra fredda possedeva codici condivisi e, quindi, decifrabili sia dai russi che dagli americani. Per erigere il muro a Berlino Stati Uniti e Russia non si fecero guerra. Si divisero il mondo. Oggi il potere politico-economico militare non è più bipartito tra Waschington e Mosca. Chi soccomberà Mosca o Washington? E’ difficile prevedere cosa accadrà. Troppi muri si stanno erigendo.

Virginia Iacopino

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