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Una breve ma intensa riflessione postuma sull’esito disastroso del campionato del mondo disputato in Brasile dagli azzurri, curata da uno dei personaggi sportivi più conosciuti della provincia di Reggio Calabria.
Una riflessione che fotografa impietosamente lo stato dello sport maggiormente amato dagli italiani: il calcio. La sintesi di Guido Pizzi, storico allenatore di diverse società e presidente della Melitese dei tempi d’oro, mette in risalto i tanti vizi e le poche virtù di una dirigenza disattenta, con poche idee e scarsa progettualità. Per portare il calcio fuori dalla condizione di degrado attuale, secondo la ricetta proposta da Guido Pizzi, sono necessari alcuni ingredienti, come la competenza, la serietà, la capacità di programmare e progettare, ma soprattutto serve ripartire dai vivai.
In assenza di adeguati investimenti per il rilancio dei settori giovanili, altro non potrà fare il viziato mondo del calcio che rigirarsi nei suoi vizi di sempre.
<<Traditi da una persona molto perbene nello sport (Cesare Prandelli). La pura onestà non accompagnata da competenza non ha mai pagato e non lo ha fatto neppure stavolta. La disfatta degli azzurri ha chiaramente radici profonde, la cui origine è da ricercare nella gretta mentalità e nelle rigide regole imposte da chi governa, oramai da decenni, il calcio. Dirigenti di società compresi.
La frenesia di tali personaggi, di bruciare le tappe, offusca, come grigia nebbia, le loro misere idee. Per uscire dal guado attuale e rilanciare il calcio, all’indiscussa moralità degli addetti ai lavori si rende necessario aggiungere adeguati ingredienti. L’impetuosa corrente si potrà risalire a condizione che si operi con idee semplici, ma coraggiose. Mi limito ad un solo suggerimento: curare con molta determinazione e meticolosità l’ambiente in cui si formano gli atleti del domani, cioè i vivai>>.
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