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“Gli emigranti onesti hanno voglia di lavorare. Errando vanno in fuga da guerre e carestie. Prendiamoci cura di loro anche se clandestini sono. Proteggiamoli dalla plebaglia xenofoba che sogna il ritorno di campi di concentramento e di sterminio nazi-fascista.
Di mondi ce ne sono due: quello industrializzato e quello degli schiavizzati. Il primo fornisce anche armi modernissime impugnate in tutte le guerre dal Biafra al Vietnam, alla Palestina alle guerre islamiche che si servono di eserciti mercenari così come avvenne per le cristiane crociate. Nell’800 molti lombardi veneti braccianti agricoli nei periodi di non lavoro nei campi a andavano a lavorare in Argentina come migranti stagionali. Dopo l’unità d’Italia intellettuali, industriali, marinai ecc. favorevoli alla monarchia borbonica emigrarono negli Stati Uniti e in Argentina. Dopo la seconda guerra mondiale vi fu una grande emigrazione di calabresi verso la Lombardia, il Piemonte, in particolare a Torino, come lavoratori alla Fiat e in Svizzera. Massiccia fu l’emigrazione degli irlandesi, tedeschi ed ebrei d’Europa; emigrazione causata principalmente da persecuzioni religiose. Il buonismo pro-emigranti non può trovare la giusta soluzione nella teoria evangelica di dar da bere all’assetato, di dar da mangiare all’affamato, di vestire gli ignudi, di accogliere gli emigranti. Bisogna realmente mettere a disposizione le enormi ricchezze del clero senza che ci sia più sperpero degli oboli che i fedeli elargiscono per i poveri. E’ così che si tolgono gli sfruttati dalle loro croci inchiodati dall’egoismo politico clericale.
Affermava Samuel Johson (1775) che l’egoismo politico è generato dai ricchi affaristi che hanno le mani impastate nei pubblici poteri e nei suoi istituti e, in virtù dello loro ricchezze rubate, riducono il popolo al servilismo più feroce cui il Re e i Principi costringevano i loro sudditi che non avevano altra possibilità che espatriare clandestinamente.
Assistiamo ad un grande flusso emigratorio: di ciò approfittano molti speculatori politicanti da strapazzo, buffoni razzisti, veri terroristi nei confronti degli emigranti che predicano indisturbati di affondare i loro barconi in arrivo. Cercano adepti per formare insulse squadracce capaci di sgombrare gli alberghi occupati dagli emigranti ecc. Si è vero ancora non si è efficientemente preparati per gestire ordinatamente i flussi emigratori. Quando ciò avverrà, speriamo presto, la giustizia si eleverà e splenderà come l’aurora primaverile. Vuol dire che tutti gli uomini di buona volontà hanno imparato e saputo, come ci insegna il profeta Isaia, a versare la propria anima nell’anima dell’affamato, nell’anima assetata che soffre per colpe non commesse.
E’ qui che Cristo – uomo ci dà appuntamento per accogliere a braccia aperte gli emigranti per spezzare con loro il pane quotidiano. Su coraggio! Non misuriamo la distanza che reciprocamente ci separa per usi, costumi e cultura perché reciprocamente siamo stranieri. C’è spazio per tutti. Bisogna tener presente che proprio i giovani emigranti moltiplicheranno il pane futuro per loro e per noi. Saranno loro a tener in piedi i nostri apparati produttivi e le nostre strutture assistenziali-pensionistiche. L’Europa è sempre più vecchia, si affaccia sull’Africa in pieno boom demografico che può dare, con la loro emigrazione, notevoli benefici all’economia europea. Sono giovani, gran lavoratori che, se regolarmente registrati, pagano i contributi dovuti e costituiscono un investimento a medio e lungo termine per l’equilibrio dei nostri bilanci. Gli economisti ci spiegano che una compressione del benessere o una sua stasi avviene in conseguenza del progressivo aumento degli anziani rispetto agli adulti e ai giovani. Gli xenofobi non riescono a capire che l’Italia e tanti paesi europei sono in declino demografico per cui l’emigrazione è un antidoto alla senescenza. “[…] parti dalla tua terra e dalla tua parentela…vieni nella terra che ti mostrerò…ti benedirò. Benedirò coloro che ti benedicono; maledirò coloro che ti maledicono…e partirono […]” (Bibbia e Genesi)”.
Virginia Iacopino
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