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Svestire i panni da cittadino stressato e indaffarato. Strade sconnesse, strette, tortuose, segnaletica appena sufficiente, tanti chilometri per raggiungere questi meravigliosi borghi abbarbicati da qualche parte in Aspromonte, in Calabria Grecanica. Parti con i profumi del mare, svestendo i panni dell’indaffarato e stressato cittadino moderno, dimenticando lo stress simbolo tanto “caro” del mondo moderno, pronto a vivere un’esperienza unica.
Osserva la natura
Dimentica tutto, tutti, osserva la natura, i paesaggi, l’albero in fiore, facendo finta di non vedere qua e là rifiuti accidentalmente dimenticati lungo la strada, non guardare l’orologio, non installare il GPS se non quando sei vicino alla meta, non puoi sbagliare strada quando percorri l’unica presente in un raggio di tanti chilometri. Abbiamo appuntamento all’una, abbiamo tutto il tempo necessario per arrivare in orario.
Un camioncino ti costringe a riflettere
All’improvviso ti trovi davanti un camioncino che arranca in salita? Chisseneimporta, andremo ancora più piano, due chiacchiere tra marito e moglie allieteranno questa mezz’ora in automobile. Ad una velocità contenuta i tempi si allungano, per qualche ora metti nel cassetto dei ricordi la vita di tutti i giorni, e non sai quanto ti fa bene. Ad un certo punto, fatalmente, si arriva a destinazione. In osteria. E cosa fanno tanti avventori? Rimproverano, amichevolmente, i ristoratori di essere in un paesino sperduto. È proprio quel che volevano Marcello e Giovanna.
Vivere un’esperienza unica
Vivere e lavorare ad una velocità scelta da loro, e non imposta dalla società, da condividere anche se non sempre facile da porre in essere. Il pranzo non dura cinque minuti, è un rito. Arrivare in osteria è filosofia, pensiero, riflessione, ammirazione, contemplazione, trascorrere due ore a tavola è la prosecuzione di questo viaggio. Cuochi stellati, arte, invenzione, tecnica, un esercito di collaboratori come d’uso ai tempi delle botteghe cinquecentesche.
Ma mangiare al ristorante, in trattoria, in osteria, è anche emozione, è ascoltare il cuoco/la cuoca raccontarti la sua storia, è vederlo/a girare per i tavoli, è anche il poter parlare, senza fretta, con l’unico cameriere, che in molti casi è uno e trino, anche proprietario e marito della cuoca. È vivere un’esperienza in una atmosfera unica.
Giovanna e Marcello (Il Tipico Calabrese), come altri loro valenti colleghi, meriterebbero un cielo stellato, capaci di fare di una polpetta la storia di una vita, di una comunità. A pochi chilometri dal mondo che corre a cento all’ora, un altro possibile. Questa mia riflessione non è la recensione di un ristorante, anche se appare evidente cosa ne penso dell’osteria di Giovanna e Marcello, a Cardeto, le loro ricette il loro territorio, ma vuole essere un complimento a chi come loro ci permette di vivere momenti unici. Il nostro viaggio continuerà a Bova…
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