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Le Rocche Placa e Rocche Prastarà saranno meta dell’escursione naturalistica promossa dall’Associazione “Gente in Aspromonte” (Federazione Italiana Escursionismo). L’iniziativa rientra nel programma Escursioni 2017 – I quattro elementi della natura “Il Sentiero”.
Blocchi rocciosi di rilevanti dimensioni, squadrati, attraversati da profonde fratture che ne hanno determinato il totale distacco, separati fino a divenire un insieme di blocchi isolati e ribaltati. Particolarissimo l’effetto paesaggistico risultante, interessante anche per la moltitudine di altri rilievi e monoliti di svariate forme e dimensioni che si ritrovano nel raggio di pochi chilometri intorno al sito e osservabili dallo stesso. Esistono anche alcune caverne e cunicoli, forse utilizzati in passato da eremiti. Terra di Santi e Briganti! lì dove Sant’Elia fondò la prima dimora eremitica. Un lembo di terra grecanica, alle pendici meridionali del massiccio aspromontano, affacciato sul Mare Ionio con vista sul vulcano dell’Etna, tra i miocenici monoliti calcarenitici delle Rocche in bilico tra il passato e il futuro.
Il Raduno è previsto alle ore 10.00 lungo la provinciale che sale a Montebello 2 Km uscita dalla 106.
La partenza dell’escursione è prevista alle ore: 10.15.
COME ARRIVARE: Dalla SS. 106 si imbocca la provinciale che conduce verso Montebello, Fossato Jonico; percorsi circa 2 Km. si parcheggiano le auto lungo un rettilineo delimitato sulla destra da eucalipti, tra i quali è in bella mostra una roulotte.
Rocche Placa e Rocche Prastarà
Tempo: Ore 5.30 Località: Sulla Provinciale per Montebello
Dislivello: 180slm365 Comuni int: Montebello Ionio
Difficoltà: E. Escursionistico
Percorso facile che si snoda per circa Km.9 interamente allo scoperto, coprendo tratti asfaltati, sterrati ed erbosi, per un’escursione adatta a tutti, in un lembo di terra grecanica alle pendici meridionali del Massiccio Aspromontano, capace di suscitare sensazioni indelebili ed una magica ascendenza.
Sarà un tuffo profondo nella natura, nella storia, nel tempo, in un mondo magico in cui si potranno cogliere i bagliori di una natura viva e mutevole, capaci di offrire nel loro insieme un ricco e variopinto quadro di ambienti con episodi orografici singolarissimi.
Si tornerà indietro di migliaia di anni e si ritroveranno le radici e le origini di ogni cosa, nel mirabile connubio fra gli elementi naturali, creatori e plasmatori di ecosistemi unici e preziosi.
Nonostante lasceranno impressa un’immagine indelebile nella memoria, risulterà irresistibile la tentazione di immortalare attraverso la macchina fotografica questi piccoli universi dimenticati ed in continuo divenire, dove gli elementi naturali con la loro forza creatrice e dirompente hanno tracciato in modo magnifico ed indelebile le linee che il genio e l’opera umana devono seguire. Si vivranno momenti di vera e propria “estasi naturalistica”, una magnifica ed inusitata avventura interiore, alla scoperta di una realtà tanto vicina quanto splendida ed ignorata, che è ancora lì per noi, ma che potrebbe presto scomparire; un piccolo angolo di mondo geografico e spirituale capace di imprimere una profonda impronta interiore, suscitando attimi di gioia e commozione indimenticabili, che costituiranno un bagaglio interiore ed una riserva esistenziale inestimabili.
Risulteranno evidenti i grandi contrasti e le stridenti diversità geomorfologiche che caratterizzano il limite, la cesura naturale tra le due anime dell’Aspromonte, quella bucolica e selvosa dei rilievi interni e l’altra delle bassure collinari tormentata dalla tragica bellezza dei dirupi, delle gole e dei letti riarsi ed immensi delle fiumare.
DESCRIZIONE SENTIERO: Lasciate le auto, si imbocca la strada asfaltata a destra che sale con larghi zig-zag verso C.da Curro; dopo un breve tratto la strada diventa sterrata e procede, sempre in salita, tra qualche moderno uliveto e radure adibite a pascolo. Percorsi circa 650 m., si giunge ad un bivio in corrispondenza del quale si svolta a sinistra ed è possibile godere, in direzione SUD-EST della vista dell’Etna innevato, che sembra “emergere” imponente dall’azzurro Mar Jonio.
Si procede tra campi coltivati ad ulivi e viti alternati a seminativi, fino a giungere, dopo circa Km. 1,380 ad un bivio dove bisogna svoltare a destra, immettendosi sulla Via S. Antonio che continua agevole in leggera salita per circa m. 260 tra ulivi e mandorli. Giunti ad un bivio, siamo in località Blambi, si imbocca la sterrata a sinistra che conduce verso le pale eoliche, in corrispondenza delle quali non si ode altra voce che quella del vento ed il sibilo stridulo del loro incessante roteare.
Raggiunte le pale eoliche, si procede a destra, prima in leggera salita, sempre in campo aperto, siamo in località Lianò, poi in discesa e quindi di nuovo in salita, fino a giungere ad un caseggiato rurale in rovina in corrispondenza del quale ci si immette sulla sterrata a sinistra che procede in discesa fino a raggiungere la frazione di Lianò, un piccolo agglomerato di case dominato dal complesso roccioso Placa, pittoresche ed imponenti formazioni di roccia impreziosite da grotte, fenditure, guglie strapiombanti, bizzarre architetture; puntellate dalle pale dei fichi d’india e plasmate dall’azione erosiva dell’acqua e del vento.Si rimane incantati dalla stupenda vista; si dischiudono ai nostri occhi paesaggi tra essi dissimili, contrastanti, inconsueti ed affascinanti e le Rocce di Placa, con la varietà della loro altezza e forma, offrono uno dei più vari ed intensi panorami.
Si continua lungo la carrabile che attraversa Lianò e, raggiunta una fontana addossata al muro della stessa (possibile rifornimento di acqua), si procede poi in discesa, sempre lungo la strada asfaltata, tra masserie, pascoli e qualche uliveto, per poi continuare tra caseggiati rurali in abbandono a sinistra ed uliveti in coltura a destra, fino a giungere ad un poggio panoramico con vista su Pentadattilo ad Est, l’abitato di Masella (frazione di Montebello) e le Rocce di Placa a Nord-Ovest.
Si procede poi agevolmente lungo la strada sterrata che segue il crinale, con un panorama che si allarga inglobando a Nord la cima di S. Elena. La sterrata, attraverso facili sali-scendi tra radi eucalipti, conduce ad un’edicola rurale dedicata ai Santi Cosma e Damiano; si continua, lungo una recinzione con muri a secco sulla destra, fino a raggiungere un poggio panoramico in prossimità di una casa rurale diruta. Seguendo sempre il crinale con a destra la recinzione che delimita un giovane uliveto si giunge ad un pilone dell’alta tensione dal quale, procedendo agevolmente in leggera discesa tra radure dove campeggiano mandorli in fiore, si raggiungono le Rocche di Prastarà.
Ai nostri occhi si dischiude uno scenario unico per i suoi singolari contrasti e le fantastiche visioni che induce, mirabilmente disegnato, minuziosamente cesellato dall’azione continua e pervicace degli elementi naturali e dall’intervento non invasivo, umilmente e saggiamente rispettoso dell’uomo. Si è di fronte ad un mosaico dalle accese policromie, che ammalia e lascia senza fiato, i cui tasselli sono rappresentati da : – maestose formazioni rocciose multistrato che appaiono come tanti libri aperti e scompaginati dal vento, sui quali la Natura ha scritto e continua a scrivere in modo chiaro i propri messaggi ed ammonimenti; – stretti terrazzamenti delimitati da muri a secco sui quali si ergono, come incastonati nelle Rocce tanto da sembrare un tutt’uno, piccoli ricoveri dalla raffinata architettura in pietra; – più ampi terrazzamenti inerbiti dal colore verde intenso nei quali risaltano le sagome bianco-rosee dei mandorli in fiore.
Uno spettacolo unico capace di offrire nel suo insieme un ricco e variopinto quadro di ambienti che fa ritornare in mente le parole di Giudo Piovene “La Calabria è anche diversa tra luogo e luogo fino al capriccio e alla stranezza (….) Più che alla pittura ci fa pensare al mosaico e all’intarsio”.
Nel procedere agevolmente tra le pittoresche formazioni rocciose, ai nostri piedi sembra aprirsi l’ampio mareggiare della terra che si accavalla e si insegue sotto forma di onde pietrificate.
NOTE STORICHE E GEOMORFOLOGICHE: Le Rocche di Prestarà rappresentano un sito archeologico di particolare importanza grazie al ritrovamento di reperti risalenti al neolitico ed all’età del bronzo come frammenti di lancia in ossidiana, utensili sempre in ossidiana usati per scuoiare, pezzi di vasi in terracotta con incisioni dette a “dente di cane”.
Tale sito ha anche carattere eremitico ed anacoretico, riconducibile al monachesimo brasiliano; gli storici attribuiscono ad Elia il Giovane l’eremitaggio in questi luoghi.
Alle Rocche di Prestarà la sensibilità d’animo incontra la selvaggità geologica dei lentissimi movimenti in atto delle Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV), che hanno dislocato armonicamente i monoliti e sono “energicamente” percepibili.
Le Rocche di Prestarà furono anche scenario del famoso film di Fellini e Germì “Il Brigante di Tacca del Lupo” (1952), interpretato da attori di calibro, quali Amedeo Nazzari, Cosetta Greco, Saro Virzì e Raf Vallone.
Dalle Rocche di Prastarà, zig-zagando facilmente in discesa, si procede in direzione Sud-Est tra terrazzamenti coltivati a mandorli e successivamente attraverso un moderno uliveto, fino a giungere ad una radura adibita a pascolo dove sono ancora evidenti vecchi muri a secco. Attraverso la radura si giunge agevolmente in prossimità di due piloni dell’alta tensione e, continuando sempre in discesa in campo aperto, si raggiungono infine le auto.
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