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L’Associazione Culturale Donne Insieme continua la battaglia intrapresa da quasi un anno oramai, insieme alla Comunità Competente, per tutte le Donne dell’Area Grecanica le quali sono state depredate del “Consultorio h 12 di Melito di Porto Salvo”. E lo ha fatto anche a Presa Diretta, programma su Rai 3 dove si parlava della Sanità in Calabria.
I problemi legati al Consultorio h 12 di Melito di Porto Salvo
– tutto inizia con il Covid-19: a marzo 2020 il consultorio viene smantellato poiché la Regione Calabria ha ritenuto opportuno trasformare l’ospedale di Melito di Porto Salvo in presidio covid;
– nel mese aprile Commissione Straordinaria dell’Asp con una delibera dispone che l’Ospedale ritorni ad essere un presidio no-covid, ma nulla dice circa il Consultorio;
ASSOCIAZIONE DONNE INSIEME, PROMOZIONE CULTURALE PER IL TERRITORIO
– nel mese di giugno, la Regione Calabria approva il “documento di riordino della rete ospedaliera in emergenza covid-19”. Nel far ciò, e in particolare, con riferimento all’Ospedale di Melito di Porto Salvo, prevede la Realizzazione di Pronto Soccorso dedicato Covid, al piano terra del presidio, attraverso il recupero di struttura già in possesso dell’azienda, con tac e diagnostica di urgenza, realizzazione concepita in modo flessibile per consentirne il relativo impiego in regime di normale attività ospedaliera: ancora una volta nulla si è detto circa il consultorio;
Gli ulteriori sviluppi
– nel mese di luglio poi, l’Associazione ha appreso che l’Asp di Reggio Calabria si è determinata nel senso di non fare rientrare il presidio nei locali dell’Ospedale Tiberio Evoli quanto, piuttosto, di “trasferirlo” presso una sede alternativa all’interno del comune di Melito di Porto Salvo, previa esecuzione di lavori in conformità alla normativa vigente sull’accessibilità dei luoghi e in tema barriere architettoniche;
– siamo giunti a gennaio 2021: che fine ha fatto il Consultorio h 12?
Beh non è tornato nella sua sede, chiamiamola pure, “naturale” ossia al terzo piano dell’ospedale, non è stato trasferito nella sede alternativa, ma è stato “provvisoriamente” collocato in cinque stanze lungo il corridoio centrale dell’Ospedale Tiberio Evoli.
Le dichiarazioni
Chiaramente ciò è inammissibile – afferma l’avv. Domenica Clemensi, Presidente dell’Associazione- non solo se riflettiamo sul diritto alla salute che ci viene sistematicamente negato ma, anche se guardiamo ai nostri territori i quali, giorno dopo giorno, scivolano sempre più in basso per quanto concerne l’assistenza medica, sì da costringerci a fare migrazione sanitaria.
I contorni della vicenda diventano totalmente inspiegabili poi, nel momento in cui pensiamo al 2012 anno in cui abbiamo subito la chiusura del punto nascita: non avere più il consultorio significherebbe essere private delle valide professionalità che vi operano, soprattutto in questo momento di particolare difficoltà dovuta all’emergenza Covid-19 che ha costretto e costringe le donne, ma specialmente le neomamme, a fronteggiare tutte le difficoltà collegate al parto in solitudine non potendo essere assistite da alcun familiare.
Quelle cinque stanzette in cui è stato relegato, non sono luoghi idonei per poter fruire dei servizi – fa eco la dott.ssa Vincenza Marino, vicepresidente – non sono ideonee in termini di spazi né per quanto riguarda la tutela della privacy degli assistiti, per la maggior parte donne in giovane età, che prima si recavano in un’ala dell’Ospedale ben protetta. Il valore del Consultorio si evince anche dalla circostanza che nonostante i gravi disagi, anche durante questa pandemia ha continuato ad offrire gli aiuti concreti, seppur a distanza, con servizi di teleassistenza psicologica, pediatrica, ostetrica e addirittura con corsi/incontri preparto e di accompagnamento alla nascita online.
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