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Ieri sera la Piazza Regina Pacis di Condofuri Marina è stata pervasa d’ aria di legalità. In tanti hanno preso parte al convegno presentato dal Comitato Civico Pro Condofuri dal titolo “Impegno antindrangheta: una missione o una professione?”.
La lotta alla ‘ndrangheta rimane una battaglia sempre attuale per una regione come la Calabria, alla quale nessuno può sottrarsi o sentirsi estraneo. Il fenomeno criminale continua ad espandersi in maniera incontrollata ed è divenuta ormai una minaccia per l’intero Paese e parlarne rimane l’unica speranza affinché le coscienze non si abituino alla tacita rassegnazione.
“Io ho rinunciato alla mia libertà per contribuire nel mio piccolo a rendere vivibile questa terra. La scuola, per svolgere tale compito, è fondamentale, ed in particolare si deve puntare agli anni di formazione della scuola elementare e media. E’ importante seguire i figli e raccontargli la bellezza dell’istruzione. Il carattere del bambino si forma nei primi anni di vita ma, oggi, spesso i genitori sono proiettati verso la carriera e verso l’egoismo. Siamo tutti meno pazienti rispetto al passato, quando le famiglie riuscivano a tirar sù quattro o cinque figli. […] I ragazzi sono curiosi, vogliono sapere ed è necessario saperli incuriosire ma troppo spesso non si fa ciò che è ovvio, ma si fa ciò che può essere utile dal punto di vista elettorale. E’ sempre più difficile trovare una classe politica disposta ad investire su progetti i cui frutti arriveranno tra dieci o quindici anni”. Sono queste le parole dell’illustre ospite, il dr. Nicola Gratteri, neo Procuratore della Repubblica di Catanzaro che è intervenuto al dibattito.
Essenziale rimane l’impegno preso verso i più giovani da parte del Magistrato Gratteri, che ha compreso quanto sia fondamentale impiantare il seme della legalità nella forma mentis dei ragazzi, coinvolgendo sempre di più le scuole e favorendo eventi come questo, consapevole di quanto sia importante la conoscenza, considerando i ragazzi il reale futuro per il nostro Paese.
Il relatore, dr. Paolo Toscano, redattore capo della Gazzetta del Sud, ha poi passato la parola al prof. Giuseppe Bombino, Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte che ha affermato: “quando si parla di ‘ndrangheta mi rendo conto dell’incapacità di discernere ciò che è lo ‘ndranghetista rispetto al canone che ci consegnavano in passato sui libri di letteratura rispetto a ciò che è lo ‘ndranghetista oggi che, a quanto pare, sembra irriconoscibile. Diventa per noi necessario testimoniare la nostra posizione, senza nasconderci. Da qualche tempo, io, compio un gesto, quando mi trovo ai convegni per parlare di antimafia, e anche qui, vorrei togliere la giacca per mostrare la mia camicia bianca e con questo gesto – continua – io oggi mostro da quale parte intendo giocare la mia partita, e per fare ciò devo rendermi visibile senza agire nel sotterfugio e nell’ombra come invece fanno gli ‘ndranghetisti. Dobbiamo comunicare ed educare e per far ciò occorre essere credibili”.
E’ seguito poi l’intervento del reggino Arturo Demetrio, sott’Ufficiale di Marina e delegato alla legalità del comune di Aulla (MS), trasferitosi al Nord per ragioni lavorative, il quale ha testimoniato tramite un personale avvenimento come i tentacoli della ‘ndrangheta siano ormai giunti a qualsiasi latitudine raccontando come il suo impegno principale nel quotidiano sia “quello di tenere i ragazzi il più possibile lontani dalle strade, io cerco, – spiega – grazie all’aiuto del comune, di ostacolare l’arrivo di denaro ad associazioni antimafia – poco credibili – che proliferano in maniera esponenziale e che vedono questa lotta come un trampolino di lancio verso la politica o la pubblica amministrazione”.
Tanti gli interventi e gli spunti di dialogo che hanno alimentato il dibattito. Unica certezza da portare avanti con l’impegno di ognuno, è che “la cultura è l’unica arma di riscatto”.
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