Questo post é stato letto 62340 volte!
Bova, 2 settembre.
I rintocchi del campanone della Concattedrale della Chora grecanica, alle 11,30 del 2 settembre c. a., hanno richiamato alla memoria il bombardamento alleato subito dal paese 71 anni fa, cui si è aggiunto quest’anno il dolore per la prematura dipartita del grande campanaro, Maresciallo Leo Casile.
Nel pomeriggio la comunità bovese, unitamente alle autorità civili e militari, si è ritrovata nella chiesa di S. Caterina per celebrare una S. Messa in suffragio delle anime dei civili morti. Ad inizio della cerimonia il Sindaco, Dr. Santo Casile, ha letto i nomi dei 27 martiri. Don Natale Spina nell’omelia ha esortato tutti a rifiutare la logica della guerra e a condividere l’orientamento della fratellanza cristiana, che genera la pace.
Alla fine della cerimonia ha benedetto i fedeli e la corona di fiori offerta dall’Amministrazione Comunale. All’uscita della chiesa si è formato un lungo e partecipato corteo che ha attraversato le strade principali del paese, per andare a deporre la corona ai piedi del Monumento ai Caduti, dove si è osservato un minuto di silenzio ed è stato recitato un requiem. La manifestazione è proseguita nella Sala consiliare, dove il Sindaco ha invitato il signor Antonino Iiriti a portare la sua testimonianza. L’anziano bovese con voce rotta dall’emozione ha rievocato i tragici momenti che ha vissuto in prima persona. Ha svelato di essersi salvato per miracolo, perché una bomba, pur penetrando nella sua abitazione, perforando il tetto e infilandosi in una botola, toccando terra, non è esplosa.
Parafrasando i famosi versi dei Sepolcri di Ugo Foscolo, Fortunato Mangiola, studioso di storia locale, ha affermato che “A egregie cose il forte animo accendono” le memorie dei morti, soprattutto i caduti in guerra, compresi i civili inermi, come è il caso di Bova. Come ha scritto il suocero del Mangiola, nella pubblicazione “I morti di Bova nell’incursione aerea del 2 settembre 1943”, la città grecanica subì un’immane tragedia.
Il paese fu squarciato, i feriti numerosi e ben 26 innocui cittadini furono vittime del proditorio attacco dal cielo. L’autore fissò il momento alle ore 11,30 e immediatamente “il meriggio si cangiò in mezzanotte!”. Non fu questo l’unico tributo di sangue della bella cittadina erede della gloriosa civiltà magno-greca. All’elenco si deve aggiungere il seminarista Antonio Volontà, morto a Reggio nello scoppio della polveriera e altri 15 caduti al fronte, che fanno un totale di 42 vittime bovesi della Seconda Guerra Mondiale, i cui nomi sono incisi sul Monumento ai Caduti. Sullo stesso sono stati iscritti i caduti della Prima Guerra Mondiale in numero di 51.
Sul Monumento alla Vittoria di Reggio Calabria il numero è elevato a 54, mentre ricerche svolte all’Anagrafe comunale aumentano di altre due unità il numero dei morti per un totale di 56 caduti in guerra. Se si vuole fare memoria ampia e dettagliata, ha proposto F. Mangiola, si potrebbe allestire una mostra per il 24 maggio prossimo, nella ricorrenza del primo Centenario della Grande Guerra 1915-1918 e fare una pubblicazione per il 4 novembre 1915, anniversario della vittoria. Condividendo il pensiero di alcuni storici, che considerano le due guerre una sola Grande Guerra Mondiale, la programmazione degli eventi sopra proposti dovrebbe abbracciare ambedue i periodi del 15-18 e del 40-45. Bisognerebbe trovare materiale a sufficienza, tipo Ruoli matricolari, Fogli matricolari, lettere e cartoline da e per il fronte, fotografie, dichiarazioni integrative, racconti orali e quant’altro.
Il Sindaco e gli assessori, Pietro Mangiola e Pino Casile, hanno accolto favorevolmente la proposta e si sono impegnati a mettere in moto la macchina comunale per trovare tutto il materiale in possesso del Comune. Il Dr. Casile ha annunciato che invierà una lettera a tutti i bovesi per coinvolgerli nell’iniziativa, per onorare degnamente gli eroi bovesi. Invitato dal Sindaco a concludere i lavori, L’avv. Amilcare Mollica, presidente della “Fondazione Prof. Edoardo Mollica” nonché fratello del defunto, ha dichiarato di ammirare la sensibilità dei bovesi, la disponibilità dell’Amministrazione e ha aggiunto che come fondazione darà il suo apporto per la rinascita culturale, sociale ed economica della Chora grecanica. A proposito di cultura, nell’intermezzo delle celebrazioni è stato presentato il libro intitolato “Il sole è il sangue” di Domenico Talia.
L’introduzione è stata curata da Carmelo Giuseppe Nucera, presidente del circolo Apodiafazzi, che ha offerto la sua collaborazione per le iniziative di cui sopra. La relazione è stata tenuta dal prof. Franco Altimari, alla presenza dell’autore. Ma di questo un’altra volta.
F. M.
Questo post é stato letto 62340 volte!
mia madre e’ di bofva…e mio nonno e’ iscritto a chiare lettere sulla lapide del monumento ai caudti..aveva solo 37 anni quando e’ morto in etiopia..ha conosciuto poco i suoi figli…e’ stato militarizzato a forza e poi scambiato per un fascista dagli inglesi che hanno occupato addis abbeba e lui con altri hannos ubito torture mio nonno ha ricevuto manganelalte alla testa ed e’ morto dopo qualche giorno di agonia..non si sa ne il giorno ne il mese della sua morte..solo l’anno 1942..grazie ad alcuni amici che sono scampati ha ricevutod egna sepoltura..ma sicuramente adesso con tante guerre le sue ceneri sono disperse chissà dove..si chiamava iiriti rocco..era un tipo novello pioniero..sempre pronto a emttersi in gioco testardo e ambizioso, grande lavoratore e intelligente..era grande..ho una foto..di lui..un signore…lo vorrei ricordare come un martire perché lui al contrario degli inglesi non era mussoliniano,non era fascista, voleva solo guadagnare per i suoi figli,costruirsi un futuro..ed è stato costretto alla guerra..a prendere le armi…quando lui non credeva alla guerra…