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“L’ ANAS, con una nota dello scorso 1 Febbraio, – fa sapere l’ Associazione “Amici di Raffaele Caserta” – ci ha informato che il muro è costantemente monitorato da un laboratorio di analisi. Per quanto riguarda la richiesta di attivare le procedure di somma urgenza l’ANAS precisa che la copertura economica che la somma urgenza prevede, non è sufficiente a coprire i costi necessari per gli interventi di messa in sicurezza dell’opera segnalata, detto intervento potrà essere eseguito non appena approvato il contratto di programma.
Al di là di ogni valutazione tecnica, riteniamo non condivisibile quanto sostenuto dal prefato Ente.
Sembra – continua – non si escluda la circostanza della somma urgenza e pertanto pur non entrando nel merito di quanto previsto dall’art.176 del codice contratti, riteniamo che l’intervento non sia comunque prorogabile. Lungi dal voler sindacare l’operato dei competenti funzionari dell’ANAS, ma osservando lo stato dell’arte riteniamo che non si possano aspettare le indicazioni fornite dal monitoraggio in atto da parte del laboratorio specializzato, giacché non si esclude che il muro, soprattutto la parte alta dello stesso, potrebbe improvvisamente crollare a seguito del concatenarsi di alcuni fattori, come l’azione che il terreno esercita sull’opera e le infiltrazioni di acqua piovana a tergo della struttura. Infatti in alto al muro, a ridosso della canaletta costeggiata dal terreno si è creata una voragine e le acque piovane che si raccolgono e filtrano in profondità, specialmente in caso di intense e prolungate piogge e la spinta che il terreno esercita contro il muro potrebbero determinarne il crollo, soprattutto della parte superiore della struttura. Nessuno ha la sfera di cristallo, pertanto noi quali cittadini e rappresentanti di associazioni la cui azione è principalmente svolta a tutela della sicurezza stradale e dell’incolumità pubblica, insistiamo nell’invitare le Istituzioni competenti a procedere con la MASSIMA URGENZA alla messa in sicurezza della struttura.
Siamo stanchi e fortemente provati di ascoltare dopo ogni tragedia (sia con riferimento alla SS 106, incidenti stradali, crolli di ponti stradali, che ad altri disastri tra cui esondazione dei torrenti), i soliti ritornelli. Il “senno del poi” non è nel nostro DNA, i “ma”, i “se”, i “non si poteva prevedere”, non interessano a queste associazioni.
Spesso accade – conclude – che persone colpite da malore accompagnate al pronto soccorso di un Ospedale, dopo essere state visitate vengono dimesse e giunte a casa dopo qualche ora muoino. Non vorremmo che succedesse la stessa cosa con il muro”.
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