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L’Ispettorato Generale del Corpo Forestale dello Stato stabilisce la chiusura del Comando Stazione Forestale di Bova ed il suo trasferimento a Bagaladi.
“L’interesse privato non potrà e non dovrà prevalere su quello delle comunità che rappresentiamo. Lo Stato smobilita e la nostra comunità non ci sta”.
Inizia in modo veemente la nota diramata dal Consiglio Comunale di Bova, riunitosi qualche giorno addietro, in seguito al provvedimento disposto dall’Ispettorato Generale del Corpo Forestale dello Stato con DCC del 7 Marzo 2014 che stabilisce con decorrenza 5 Aprile 2014 la chiusura del Comando Stazione Forestale di Bova, dipendente dal CTA del Parco Nazionale dell’Aspromonte ed il trasferimento dello stesso a Bagaladi con relativo cambio di denominazione col mantenimento però, della stessa competenza territoriale.
La notizia è di quelle che lasciano di stucco facendo sprofondare nello sconforto un’intera comunità che si sente così, ancora una volta, abbandonata dallo Stato. “Come pubblici amministratori – si legge nella nota – intendiamo manifestare tutto il nostro disappunto e la nostra preoccupazione che è poi quella dell’intera cittadinanza. Prima di passare all’analisi di una situazione a dir poco paradossale, ci corre l’obbligo di ricordare in premessa, il ruolo di primo piano di Bova nel panorama regionale, ormai da anni è inserito nel Club dell’Anci riservato ai Borghi più Belli d’Italia, e dal Febbraio 2013 nel prestigioso circuito dei Gioielli d’Italia gestito dal Ministero per gli Affari Regionali e il Turismo.
Oltre a ciò, cosa più importante, Bova è tra le principali porte d’accesso al Parco Nazionale dell’Aspromonte, in una posizione strategica non solo per quanto concerne l’attività turistica legata all’escursionismo naturalistico, ma anche e soprattutto da un punto di vista del controllo del territorio, diventando crocevia di strade che collegano i versanti più interni del massiccio, proprio quelli maggiormente interessati da fenomeni criminali di diversa natura.
Un simile provvedimento vanifica in modo del tutto illogico la costante lotta che cerchiamo di portare avanti ormai da decenni, contro il progressivo processo di spoliazione dei servizi e dei riferimenti istituzionali sul nostro territorio. Il segnale che si lancia è quello della smobilitazione e della resa, situazione alla quale siamo chiamati a rispondere con forza ed in modo tangibile. Mezzo secolo di presenza del Corpo Forestale dello Stato sul nostro territorio comunale, sta a testimoniare la proficua collaborazione tra il Corpo Forestale ed il nostro Ente, una collaborazione quanto mai opportuna soprattutto in un frangente particolarmente importante e delicato per Bova, per la sua comunità e per la sua montagna.
Detto ciò, sorgono alcuni interrogativi alimentati da dati inconfutabili. Anche volendo propendere per la buona fede di chi ha adottato la scelta, appare davvero difficile trovare una spiegazione razionale ad un provvedimento che produrrà diversi, evidenti effetti negativi. Tanto per cominciare, il Comando Stazione di Bova ha competenza territoriale nei Comuni del Parco che vanno da Bagaladi a Samo, trovandosi dunque in posizione equidistante e centrale rispetto al territorio di competenza.
In secondo luogo sulla direttrice Melito – Gambarie si andrebbero a concentrare addirittura tre comandi Stazione, quello di Melito, trasferito, udite udite, proprio da Bagaladi circa un anno addietro, quello di Gambarie e quello di prossima apertura a Bagaladi. Stando così le cose, rimarrebbe un vuoto da Bagaladi a Caraffa del Bianco, sede del Comando Stazione più vicino, ma, proseguendo nell’analisi, ci accorgiamo che, sulla struttura di Bova, appena due anni addietro, l’Ente Parco ha speso risorse proprie per la manutenzione e l’ammodernamento dei locali.
Alla luce di tutto ciò, appare evidente l’assoluta insensatezza della scelta e la domanda nasce spontanea. Se la chiusura del Comando di Bova non produce alcun beneficio in termini di costi di gestione e di praticità logistica rispetto al controllo del territorio, qual è il senso della scelta? le male lingue a cui non diamo certo credito, parlano di un provvedimento che andrebbe in contro esclusivamente a esigenze logistiche del personale dipendente.
Ci rifiutiamo di credere questo, non sarebbe ne logico ne etico da parte di chi, è chiamato a rappresentare lo Stato sul territorio, attuare provvedimenti ad personam a discapito delle comunità e dei territori. Nell’attesa di risposte esaustive, ribadiamo la ferma volontà di proseguire con tutte le iniziative opportune a scongiurare una situazione tanto incredibile tanto inaccettabile per gli effetti negativi che andrebbe a produrre, non solo su Bova ma sull’intero territorio di competenza.
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