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Un significativo successo – ma purtroppo non ancora sufficiente per archiviare definitivamente il capitolo Centrale a carbone a Saline Joniche – del fronte del No transnazionale, riapre la strada a soluzioni e progetti alternativi fondati su principi ecologici e di risarcimento ambientale.
Nel corso del referendum, ricordiamolo, tenutosi nel Cantone dei Grigioni in questi giorni, promosso da numerosi soggetti tra cui l’Associazione Zukunft statt Kohle, Greenpeace Svizzera, WWF Svizzera e WWF Grigioni, i grigionesi hanno – con più di 28 mila voti – sposato la causa del “Si all’energia pulita senza carbone”, risultato che impedisce alle aziende a partecipazione pubblica di investire in centrali a carbone anche al di fuori dei confini nazionali elvetici. Tra queste, anche quella di Saline Joniche sostenuta dalla Repower, azionista di maggioranza di Sei e controllata per il 58% dal Cantone. Spunta, quindi, un grosso punto interrogativo sulla realizzazione della Centrale che fa ben sperare i suoi instancabili oppositori come il Coordinamento Associazioni Area Grecanica, che da tempo, assieme a numerose altre realtà, conduce la battaglia “No carbone” che lega la Svizzera alla Calabria.
Sul fronte del No, attiva e lungimirante anche l’Agenzia dei Borghi Solidali convinta promotrice di logiche di sviluppo sostenibile che, operando ormai da anni nell’area, ha sempre contrastato l’idea di costruire una centrale termoelettrica e di recente aveva collaborato con la Provincia di Reggio Calabria alla realizzazione di un Concorso internazionale di idee per la “Riqualificazione del waterfront di Saline Joniche e la realizzazione di un parco naturale antropico”. Un progetto bandiera e con finalità sostenibili al fine di creare uno sviluppo alternativo in un’area in passato fortemente antropizzata e vittima di scempi industriali e di cattiva programmazione. «Con questa vittoria – spiega Santo Marra dei Borghi Solidali – si può concretamente ipotizzare che i progetti del concorso di idee non rimangano nel cassetto ma, vengano utilizzati per un ripensamento globale di quel territorio in chiave di turismo ambientale, dando finalmente il via alla realizzazione di opere che portino innanzitutto alla riparazione dell’area e ad una programmazione sotto il segno dell’economia verde».
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