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di Mimmo Musolino
Nel corso di un dibattito sul tema “Spunti di riflessione su forme di tutela e valorizzazione del Bergamotto“ tenutosi nei giorni scorsi presso il Circolo “MELI”, ad un certo punto uno dei partecipanti (il sottoscritto) sollevò un problema molto serio e grave (per lo sviluppo della Bergamotticoltura), si chiedeva ai prestigiosi interlocutori, l’On. Natino ALOI e il presidente del Consorzio del Bergamotto, Avvocato Ezio PIZZI, se erano a conoscenza di un investimento di circa 25 milioni di euro (50 miliardi vecchie lire), e in narrativa meglio specificato, e se sapevano che fine avessero fatto quelle agevolazioni finanziarie considerato che niente era mai emerso pubblicamente circa il motivo per cui quella montagna di soldi era spartita nel nulla.
I due illustri personaggi pare non ricordassero questo fatto eclatante o è anche possibile che l’interlocutore non abbia saputo articolare bene la domanda. Ma comunque se a conoscenza dei fatti era facile collegare la domanda con i fatti molto considerevoli ed unici (non molto lontani nel tempo, fine anno 2003) accaduti al Consorzio del Bergamotto. E così, all’allibito interlocutore, per non passare per visionario, restò l’impegno di documentare, pubblicamente, la propria domanda con date e cifre.
Nell’ambito del Contratto di Programma tra il Ministero delle Attività Produttive e il Consorzio del Bergamotto, a firma del Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, era esattamente il 13 Novembre dell’anno 2003, il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) deliberava un investimento di € 24.548.351,00; di cui € 12.548.315,00 per investimenti nelle aziende agricole (ed addirittura i nominativi di ben 177 aziende bergamotticole (con nomi, cognomi e cifre ammesse alla agevolazione) erano allegate a tale deliberazione.
I restanti € 12.318.700,00 destinati per investimenti industriali (dovevano servire per la costruzione di una fabbrica per la trasformazione del Bergamotto e dei suoi derivati ed, addirittura, era stata individuata pure la Edilfin S.r.l. per la costruzione di tale impianto moderno a ad impatto ambientale ZERO, (altro che Liquichimica e Centrale a carbone…). Ciò rappresentava quel modello di sviluppo agro industriale (ed anche turistico) che è l’ideale e l’ottimale per questo territorio! Al punto 1.3 di detta deliberazione CIPE veniva specificato: che l’onere massimo a carico della finanza pubblica per la concessione delle agevolazioni finanziarie ammontava a € 12.264.355,00. L’onere massimo a carico dello Stato è determinato in € 9.165.414,00. La restante somma di € 3.098.741,0 sarà a carico della Regione Calabria. La Regione Calabria aveva deliberato la propria approvazione a tale progetto.
Si parlava, e si dimostrava, con dati alla mano, che con tali investimenti, già 13 anni fa, si sarebbe consolidata una occupazione di più di qualche centinaio di addetti (tra filiera del bergamotto, investimenti industriali e indotto) oltre, naturalmente, alla più alta remunerazione e ricchezza per i produttori di bergamotto. Sicuramente sarebbe, se non cambiata, certamente (e di molto) migliorata, la storia economico e sociale di questo territorio. Certo qualcosa di grave sarà successo e sicuramente non è messa nel minimo dubbio la correttezza e l’onestà dei Commissari e dirigenti del Consorzio del Bergamotto succedutosi negli anni, molto probabilmente la sparizione di tale finanziamento sarà dovuta a dei cavilli e marchingegni del potere politico- partitico e alla delittuosa incapacità del potere politico locale di utilizzare i finanziamenti sia Statali e soprattutto dell’ Unione Europea che molte volte vengono revocate ed utilizzate altrove.
Un dramma nel dramma! Di consolante e positivo c’è che in questi ultimi anni in forza della legge n. 39 del 25/2/2000, detta e conosciuta come “Legge Aloi”, e dell’impegno straordinario e senza sosta del presidente del Consorzio del Bergamotto e del Consorzio di Tutela (quasi azzerate le contraffazioni), nonché dell’UNIONBERG, Ezio PIZZI molto terreno si sta recuperando e la filiera del Bergamotto, nonostante ogni tanto spuntano degli agguerriti nemici (l‘ultimo, in ordine di tempo, la anomala commercializzazione del “Bergamotto di Positano” (…? … ), la Bergamotticoltura sta vivendo un periodo di forte ripresa ed espansione soprattutto sui mercati esteri e non solo per la utilizzazione dell’essenza (spirito di bergamotto) ma anche per il consumo del frutto fresco, in pasticceria e culinaria, e la utilizzazione del succo nel campo medico e scientifico.
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