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Don Italo Calabrò, un pastore con gli occhi rivolti ai più bisognosi. Nel venticinquesimo anniversario della sua scomparsa, che è avvenuta nel mese di aprile, si sono tenuti una serie di appuntamenti per ricordare i momenti più significativi del sacerdote. Gli eventi sono stati organizzati dalla Diocesi Reggio-Bova, che ha realizzato un calendario di momenti di riflessione. Ai lavori organizzativi, sono intervenuti un gruppo dell’ Area Grecanica di sacerdoti e laici della zona pastorale di Melito Porto Salvo, per tramandare l’insegnamento in cui Don Italo si è cimentato nel corso della sua vita, per infondere nei giovani un modello da perseguire con impegno e tenacia. Comprendere e tuffarsi nel sapere pedagogico e di accoglienza incondizionata delle persone, che vivono condizioni di disagio e devianza sociale, aiutarle dare un sereno conforto di vicinanza, questo è stato l’obiettivo principale dell’indimenticabile sacerdote. Nella cittadina melitese, molte sono le testimonianze dei suoi passi, tra i quali ricordiamo la casa famiglia aperta una quarantina di anni fa nella frazione di Pilati, oggi chiamata “ Centro Giovanile don Italo Calabrò”, fondamentale per l’accoglienza di minori disagiati, la prima fondata nel sud Italia, o ancora la cooperativa servizi sociali dell’Agape, oggi gruppo appartamento per minori “Marzo 78”, realizzata negli anni 80. E ancora il centro “Nadia Vadalà” a Prunella e “Villa Falco” che accolgono un’ utenza affetta da ritardo mentale. La cui gestione è da sempre affidata all’associazione “Piccola Opera Papa Giovanni”.
Per gli operatori, attivi nel sociale e che hanno conosciuto la figura di Don Italo Calabrò, sanno che è un modello su cui poggiarsi e per trovare sostegno nei momenti difficili. I valori, gli insegnamenti che ha trasmesso proseguono a dare le coordinate dell’agire educativo di sincera carità. Non si può dimenticare un sorriso e una carezza sul cuore fatta con umiltà e amore.
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