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L’istituzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria suggerisce una necessaria rivisitazione amministrativa, funzionale ed organizzativa, in termini di governance e di assetto del territorio.
Un rilevante elemento di novità è rappresentato dalla inedita inscrizione, in una dimensione di “area vasta”, degli aspetti connessi alla pianificazione, alle funzioni e alle relazioni che la Città deve interpretare.
L’Area Metropolitana di Reggio Calabria è caratterizzata, inoltre, da un sistema territoriale complesso che include porzioni estremamente eterogenee di territorio. Il sistema relazionale ambisce, pertanto, a connettere, fra loro, ambiti e situazioni diversi per configurazioni morfologiche, caratteri insediativi e livelli di sviluppo economico, con cui la Città ha legami di maggiore o minore grado di intensità.
La presenza di un’Area Protetta dello Stato all’interno del perimetro metropolitano rappresenta, peraltro, un esempio pressoché isolato a livello europeo e non solo.
L’Area Protetta è un primo “ambito omogeneo” che si caratterizza per l’eccezionale patrimonio naturalistico e di biodiversità e per un sistema insediativo rurale e montano in cui si va consolidando sempre più la tendenza a interpretare un carattere residenziale, anche diffuso, legato alla fruizione turistica con finalità culturali e paesaggistiche, storiche e archeologiche, enogastronomiche e naturalistiche. I Distretti montani dello Jonio, del Tirreno, dell’area dello Stretto e dell’enclave greco-calabra sono ulteriori “sottoambiti omogenei” per lineamenti geografici e territoriali, per matrice storica e culturale e per caratteri socio-economici. Ognuno di questi sottoambiti rappresenta una “Porta” o un “Attrattore” in grado di esaltare il sistema relazionale e connettivo Metropolitano.
Sono stati questi i temi affrontati nell’ambito del Convegno “Area Naturale e Biodiversità nella Città Metropolitana di Reggio Calabria”, tenutosi a Reggio e organizzato dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte. L’iniziativa ha concluso una serie di eventi che hanno visto alternarsi al tavolo dei relatori diversi esperti della materia e docenti universitari.
Numerosi i Sindaci dei comuni del Parco intervenuti all’incontro: dal Presidente della Comunità del Parco Giuseppe Zampogna al Presidente dell’Associazione dei Comuni dello Stretto, Roberto Vizzari.
Hanno inoltre preso parte all’evento le associazioni escursionistiche e ambientaliste operanti nel territorio aspromontano, gli ordini professionali, il mondo sindacale ed associativo e numerosi studenti dell’università Mediterranea.
Le relazioni sono state affidate al Professore di Diritto Commerciale dell’Università di Messina Dario Latella, che ha discusso il tema “Parchi e Città Metropolitane: da modello di organizzazione a occasione di sviluppo”, alla Professoressa di Pianificazione e Progettazione Urbanistica all’Università Mediterranea di Reggio Calabria nonché componente del CdA di Anas, Francesca Moraci che ha argomentato su “Strategie, innovazione, infrastrutture materiali e immateriali: l’Aspromonte nodo della rete ecologica metropolitana”, e al Professore di Matematica per l’Economica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Massimiliano Ferrara che ha relazionato su “Biodiversità e bioeconomia per un nuovo paradigma di crescita sostenibile in ambito metropolitano”.
Il Convegno ha consegnato ad una sala gremita di pubblico un lungo ed appassionato momento di riflessione. L’idea di iscrivere l’immenso patrimonio di biodiversità, natura e identità al centro della Città Metropolitana, rappresenta un punto di forza che pone l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte quale attore privilegiato nel processo di metropolizzazione.
“Il Parco Nazionale è una componente essenziale che noi intendiamo mettere a valore all’interno del disegno della Città Metropolitana – ha spiegato il Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte Giuseppe Bombino. L’Aspromonte si inserisce in quelle nuove traiettorie dell’economia che indicano la green economy, l’agricoltura multifunzionale, l’enogastronomia, la conservazione del paesaggio e della natura, il turismo naturalistico come ambiti privilegiati in cui risiedono nuove opportunità di lavoro e occasioni per creare occupazione. Tutto questo, è una molteplicità nell’unicità che la città metropolitana deve sviluppare.
Con la cessazione delle funzioni della Provincia, di fatto, il Parco permane l’unico Ente esponenziale al cui interno i 37 Comuni che vi fanno parte (un terzo di quelli coinvolti nel processo di metropolizzazione) stanno già da tempo lavorando per un ordine superiore incentrato sulla conservazione della natura, sulla difesa del territorio, degli habitat e degli ecosistemi. L’Ente Parco, pertanto, offre l’esperienza, che oggi manca, di un modello aggregativo proiettato verso una pianificazione “di area vasta”. E’ per questo – conclude Bombino – che in seno alla Comunità del Parco stiamo formulando una pianificazione strategica e gettando le basi per la redazione di un piano pluriennale, economico e sociale per la valorizzazione e lo sviluppo delle aree montane e interne dell’Aspromonte.
Al tempo stesso – ha precisato Bombino – la prospettiva di sviluppo e di crescita del Parco Nazionale d’Aspromonte tendono ad essere legate alla capacità di integrazione delle risorse endogene. In tale contesto, pertanto, diviene ancor più cogente la corretta destinazione delle dotazioni finanziarie nonché l’adozione di un approccio gestionale integrato che ne ottimizzi l’impiego e sia capace di rispondere ai diversi bisogni di conservazione e tutela delle aree naturali e di sviluppo produttivo e socio economico della nostra Area Protetta. E ciò perché la crescita della domanda di servizi orientata sugli spazi naturali e l’ammontare delle risorse destinate all’area protetta fanno sì che in una realtà socio-economica fragile e complessa, come è quella dell’Area Metropolitana di Reggio Calabria e, più in particolare, del territorio aspromontano, il Parco Nazionale d’Aspromonte – ha concluso Giuseppe Bombino – sia percepito e riconosciuto dalla collettività quale agente dello sviluppo, anche occupazionale, in risposta ai complessi processi e trasformazioni connessi alla globalizzazione ed alla tendenza di recupero delle culture locali. Questi strumenti saranno offerti per il migliore avvio della Città Metropolitana”.
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